Brusaporto Retrocomputing 2024, the ultimate gathering!

Raccontare Brusaporto Retrocomputing 2024 in modo esauriente vorrebbe dire farci una serie composta da millemila puntate su DMAX, infatti ogni singola macchina esposta è pervasa da un’aura di importanza che non lascia indifferenti. Alla base di ogni pezzo esposto c’è sempre l’obiettivo di stupire e interessare, perché si sa, il pubblico di Brusaretro è un “cicinino” esigente.

Se si considera Brusaretro la cartina tornasole della scena dei retrocomputeristi in Italia, beh… devo dire che il livello è alto. In generale, ogni settimana ormai, si registrano in giro per l’Italia eventi legati alle tematiche del retrocomputing, il movimento sta crescendo, ha voglia di fare, si organizza, si aggiungono nuovi appassionati, purtroppo qualcuno magari molla o si prende un periodo sabbatico, ma è fisiologico. Ne consegue che la crescita porta il bello e il brutto al retrocomputing: nascono riviste tematiche (Retrocomputer, Passione Amiga, RetroMagazine e tanti altri), escono tante pubblicazioni e dispositivi nuovi, una rete di youtuber/streamer fa divulgazione su questo tema, sui social i gruppi nascono come funghi e le associazioni tengono conferenze nelle scuole e nei musei, stand a manifestazioni non solo del settore. Di contro purtroppo nascono invidie, incomprensioni di difficile conciliazione, la maggiore richiesta e la sempre più bassa disponibilità fa salire i prezzi, le aziende cercano di fare soldi da questo mercato.

Serve fare una considerazione anche sui visitatori, c’erano tutti i volti e i nomi “noti”, quindi la sensazione che ho avuto è stata proprio quella di essere ad una riunione di famiglia, dove tutti hanno dato il loro meglio, con la massima passione e disponibilità.

D’altro canto questa percezione del “volerci essere tutti” si aveva anche semplicemente guardando la lista degli espositori e leggendo le comunicazioni del webmaster Daniele Lena che chiedeva di adottare un espositore, come Nerdoni abbiamo felicemente adottato Enrico Sartori che si è trovato dopo pochissimi giorni già in lista d’attesa tra gli esclusi.

Un grossissimo plauso all’organizzazione che ha aggiunto un posto a tavola, anzi ha aggiunto addirittura più tavoli per farci stare tutti.

Ognuno che abbia partecipato come espositore e visitatore si è portato a casa qualcosa, magari anche dal tavolo dei regali. Come gruppo dei Nerdoni vogliamo contribuire con il nostro punto di vista e le nostre esperienze che potrebbero coincidere con quelle di altri “colleghi” o invece risultare come delle novità.

Partiamo dai nostri computer esposti, per quanto ogni anno si cerchi di portare pezzi diversi dagli altri, poi succede che le carte in tavola cambino all’ultimo momento sparigliando il mazzo.

Cloni di Apple II e dove trovarli

Il Lemon Il é un clone italiano del computer Apple Il Europlus, noto per la sua compatibilità al 100% con il sistema originale e disponibile in varie edizioni, con differenti case, ROM e anche in versione portatile da varie aziende italiane, la Selcom, Jen, Belton e Lemon Italia, sulla base della scheda madre prodotta da Selcom a partire dal 1981. La piena compatibilità e il costo ridotto, meno della metà di un Apple II originale, determinarono il suo successo commerciale. Sul mercato italiano divenne uno dei doni più diffusi a livello casalingo; inizialmente era venduto solo corna scheda elettronica, tastiera e alimentatore, senza neppure un case. Nel 1983 il Lemon II fu leggermente modificato con l’adozione di una nuova tastiera con tastierino numerico esadecimale. La gamma fu ampliata affiancando al Lemon II con 48 kB di ram (JEN PC 1) una versione con 64 kB di ram (JEN PC 2) ed una con processore aggiuntivo Z80 (JEN PC 3). Quest’ultima versione, denominata “Biprocessor 64”, consentiva l’utilizzo del sistema operativo CP/M, particolarmente apprezzato dall’utenza commerciale. Nel 1984 il Biprocessor 64 fu dotato di un lettore floppy integrato nel case, e prese il nome di Biprocessor 64 C, dove la C sta ad indicare “compatto”. (Credits by Luigi Serrantoni)

L’ITT 2020 é stato il primo clone dell’Apple II, prodotto da ITT nel Regno Unito su licenza di Apple Computer, specificatamente per il mercato europeo. Nel Regno Unito, è stato distribuito da Microsense Computer Limited. Nel Benelux, è stato distribuito da Bell Telephone mfg. company. L’ITT 2020 é stato rilasciato nel 1979, ma é stato prodotto solo per pochi anni. La differenza principale, e il motivo per cui ITT credeva che questo personal computer avrebbe avuto successo, era che il segnale video a colori era conforme allo standard europeo PAL, piuttosto che allo standard americano NTSC. Ciò significava che la grafica a colori poteva essere visualizzata utilizzando un monitor o un televisore europeo standard, anziché dover importare un monitor NTSC dall’America o dal Giappone come nel caso dell’Apple II. L’altro cambiamento più significativo è stata la risoluzione grafica ad alta risoluzione. ITT ha aumentato la risoluzione orizzontale dai 280 pixel utilizzati dall’Apple II Plus a 360 pixel. La risoluzione verticale, tuttavia, è rimasta la stessa. Ciò ha reso molti programmi Apple II incompatibili con questo computer. La risoluzione più alta era una conseguenza necessaria della frequenza più alta delle sottoportante colore PAL. Per fornire abbastanza bit al registro di spostamento video per generare la frequenza più alta della sottoportante PAL, erano necessari 9 bit per posizione di memoria, anziché i 7 bit utilizzati dell’Apple II+. Per ottenere ciò, è stato aggiunto un chip di memoria Hires da 16Kx1 alla scheda madre, che ha aggiunto un 9° bit alle pagine di memoria Hires (da 0x2000 a 0x5FFF). Ciò ha reso necessario modificare le routine grafiche nell’interprete Applesoft Basic di Apple nella ROM. Per sottolineare questa differenza, ITT lo ha chiamato “PALSOFT”. Per fare spazio alle routine grafiche più lunghe (la manipolazione del 9° bit richiedeva codice extra), l’istruzione HPLOT è stata limitata a un singolo parametro, anziché a una stringa di parametri. ITT ha anche fornito un’unità floppy disk identica all’unita disco dell’Apple ll con 13 settori e DOS 3.2. Non hanno mai fornito l’aggiornamento a 16 settori e DOS.

Fondata nei primi anni del 1900, Bell & Howell è sempre stata associata ad apparecchiature audio-video, come telecamere, proiettori e simili. Nel 1979, fornirono un sistema informatico che vendevano principalmente a istituti scolastici: non era possibile acquistarne uno, non era disponibile nel canale di retail computer .
Il “computer Bell & Howell” è in realtà un computer Apple II Plus . Il case normalmente beige è ora nero e vi è stata attaccata un’etichetta Bell & Howell. I sistemi Bell and Howell avevano la stessa tastiera dell’Apple II originale, sebbene fosse nera anziché marrone.
I sistemi successivi avevano un indicatore di alimentazione incassato anziché lo stile rialzato come si vede su questo sistema.
Aprendo il case ed analizzando ed analizzando la parte hardware notiamo che  non c’è differenza: la scheda madre, l’alimentatore e l’elettronica della tastiera sono tutti Apple.
Venne tuttavia modificato con l’introduzione di alcuni accorgimenti poiché era previsto che il  computer fosse posizionato nelle aule con bambini e potenziali neofiti del computer,  per renderlo più facile e sicuro da usare.
L’utilizzatore non poteva  più accedere all’interno del computer quando era  acceso, una vite che teneva  chiuso il coperchio attivava  anche un interblocco elettrico  che bloccava l’alimentazione se la vite veniva rimossa.
Tutti i connettori dell’interfaccia del computer vennero semplificati – niente più fili pendenti dai fori come sull’Apple II originale.
Per ottenere ciò, Bell & Howell ha aggiunto  un grande modulo di interfaccia sul retro del sistema che i computer Apple non avevano. Questo modulo includeva :
Una maniglia di trasporto integrata. Il cavo elettrico si avvolge anche per lo stoccaggio.
Connettori per registratore di cassette audio per l’archiviazione dei dati.
Uscita audio e video, nonché ingressi audio aggiuntivi con controlli del mixer.
Uscite per cuffie e altoparlanti. Tre jack di alimentazione da 110 V CA con un interruttore ON/OFF separato per collegare apparecchiature aggiuntive.
Anche le unità floppy Bell & Howell erano nere, ma erano comunque solo unità floppy Apple II “ribrandizzate”.

Apple IIe Platinum
Nel 1987, l’Apple II esisteva da dieci anni. Aveva abilmente portato Apple attraverso la drammatica ascesa della rivoluzione del personal computer . A metà degli anni ’80, Apple sospettava che la fine fosse vicina, ma i fedeli dell’Apple II, con montagne  di software, non erano pronti a lasciar andare. In risposta, Apple lanciò l’Apple IIe Platinum, fornendo un IIe “migliorato” con una tastiera espansa e un nuovo case di colore grigiastro.
L’Apple IIe Platinum era un seguito dell’Apple IIe macchina di grande successo. Originariamente rilasciato nel 1983, l’IIe gareggiava con computer come IBM PC e PCjr e impressionanti sistemi a basso costo come Commodore 64, Tandy Color Computer e Atari XL. L’IIe migliorò l’II e l’II Plus originali semplificando la scheda logica e rivedendo leggermente il case e la tastiera. Il suo miglioramento più grande fu la fornitura di testo incorporato a 80 colonne e caratteri minuscoli. Nel 1985, Apple “migliorò” ulteriormente l’IIe aumentando la RAM da 64k a 128k, aggiungendo una ROM da 32k e sostituendo il processore 6502 con il 65C02 utilizzato nell’Apple IIc.
Nell’87, il modello Platinum mantenne tutti quei miglioramenti ma semplificò ulteriormente la scheda logica e adottò il layout della tastiera utilizzato nell’Apple IIGS, incluso un tastierino numerico separato. Questa configurazione fu venduta per oltre sei anni, essendo l’ultima della linea Apple II interrotta alla fine del 1993.

La famiglia Olivetti Prodest al pranzo della domenica

Con il marchio “Olivetti Prodest” la famosa azienda italiana voleva guadagnare la sua fetta di mercato nel settore degli home computer. Correva l’anno 1986 e il mercato dei computer domestici, quelli nella cameretta con la TV dismessa dalla cucina, o attaccati alla TV del salotto, era un mercato affermato in velocissima evoluzione. Negli uffici esistevano già i personal computer facilmente distinguibili per l’elevato costo, la scarsa grafica e l’hardware modulare ed espandibile. Gli home invece erano prodotti “out of the box”, ed il software venduto aveva copertine colorate ed evocative.
Il PC128 è il primo della gamma Prodest. Olivetti creò un clone del MO6 della francese Thomson, “ribrandizzando” la scocca e le ROM. La famiglia dei Thomson MO* e TO* avevano l’obiettivo di alfabetizzare informaticamente la gioventù francese, con un progetto organizzato a livello statale nelle scuole ed in TV come era stato per gli Acorn BBC in UK. Per questo in Francia ci fu una base solida e consolidata di HW e SW, che in Italia Olivetti diffuse praticamente “cambiando solo l’etichetta”. Ne consegue che il parco software molto spesso è in francese o ha riferimenti alla cultura francese.
A mio parere il segnale RGB portato via SCART è un pregio enorme in questo computer.
La grafica ha varie modalità da 640×200 a 2 colori fino a 160×200 a 16 colori, con purtroppo un suono carente ad un canale a 5 ottave (Wikipedia su questo dà i numeri, diffidate).
Il pubblico ha apprezzato l’uso della penna ottica con ColorPaint utilizzabili durante la giornata.


Gioco in foto: Creepy Carrots by Paolo Cattaneo / March 2024 / Developed with ugBasic
In questo esemplare si può apprezzare la BIGROM di Dino Florenzi. Per maggiori info e per altri progetti interessanti guardate il progetto su GitHub

Il PC128S è il secondo della gamma Prodest Olivetti, e, per mio gusto personale, il più interessante della famiglia.
L’azienda italiana avendo quote societarie di ACORN, prese il progetto BBC Master 128 e scelse la versione “compact“ con unità computer separata da unità disco (e power supply).
A parte l’espandibilità che veniva “persa”, la versione italiana prendeva il meglio degli inglesi, ad esempio ADFS, un file system piuttosto sofisticato per un 8 bit, e sicuramente un design più raffinato.
Inoltre il computer per essere un 8 bit aveva  tutte le caratteristiche più avanzate di quella generazione: floppy disk da 3,5 ad alta capienza (640K), 128Kb di RAM, grafica avanzata, chip sonoro a più canali, una CPU a 2MHz, segnale RGB ed una tastiera di qualità professionale.
La grafica varia da 640×256 a 2 colori fino a 160×256 a 8 colori, con un suono molto interessante a 4 canali a 7 ottave.
In questo esemplare si può apprezzare la modifica con firmware FLASH FLOPPY basato su hardware GOTEK, display OLED ambra.
Espanso per supportare anche le immagini DFS del BBC Micro e Master.
UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE A PROTEUS075@gmail.com
Grazie al suo prezioso aiuto abbiamo potuto apprezzare le demo del team bitshifters e lo slideshow pensato ad hoc per Brusaporto retrocomputing 2024

Principalmente pensato come home computer ma con uno sguardo al professionale, puntava a rilanciare il marchio Prodest, da sempre home computer in versione compatta (tastiera + motherboard + floppy + power supply) già uscito nelle versioni PC128 (rebrand del Thomson MO6) e PC128S (rebrand dell’Acorn BBC Master compact), con un progetto ORIGINALE su piattaforma IBM compatibile.
Purtroppo, essendo nell’88 la coppia CPU+GRAFICA, risultava carente rispetto a capolavori come AMIGA o ATARI ST (e ACORN ARCHIMEDES…) e nemmeno il prezzo riusciva ad essere competitivo.
Si noti però la cura di Olivetti per il design, sia in termini estetici, sia da un punto di vista ergonomico. Ad esempio i floppy da 3,5” da 720Kb sono frontali e facilmente accessibili, rispetto ad altri compatti dove bisogna andare a “centrare il buco” nascosto sul fianco 😉

Altre caratteristiche:

· Ram 640 KByte

· Grafica CGA 320×200 4 colori, ma come?! Nel gioco in foto ce ne sono 16!

· Suono: PC buzzer

· Storage: 1 o 2 Floppy 3,5” a 720KB / Floppy esterno da 5,25” a 360Kb

· Supporto di massa: HDD Conner 2034 (30Mb)

L’esemplare esposto è stato modificato per utilizzare memorie Compact Flash, in base all’ottima guida scritta da Simone Riminucci per TheOnePage (TI99iuc.it).
Degni di nota sono anche il floppy esterno da 5,25”, ed il monitor a colori con apposito supporto, entrambi inusuali da vedere.
Per poter utilizzare tutti i 512Mb della compact flash in una sola partizione è stato installato Compaq DOS.
In foto si vede la demo di “Monte Preyer” (spero di ricordare il nome), gioco pensato e sviluppato da Davide Ottonelli e Massimiliano Pascuzzi sfruttando la “misteriosa” modalità con palette a 16 colori del chip video del PC1

L’Amiga A500 per il CAD 3D di Andrea

Se durante la manifestazione avete visto un personaggio perso nei suoi pensieri mentre spippolava con Imagine 2.0 attorno ad un modello 3d, beh quello era Andrea, il nostro nerdone amighista, mentre usava la sua Amiga 500 della sua adolescenza potenziata con HARDITAL BigBang 030 che faceva viaggiare l’amiga con un CPU 68030 + FPU 68882. I tempi di rendering più complessi richiedevano comunque diverse ore… altroché quel fulmine di caricamento da datassette!!

Enrico, sei stato adottato… 😉

Come Nerdoni abbiamo a cuore anche le cause umanitarie, per cui rispondiamo all’appello di Daniele di adottare un espositore in lista d’attesa. Per il secondo anno accogliamo nei nostri tavoli Enrico Sartori che con il suo prezioso contributo ci aiuta ad arricchire l’esposizione.

Quest’anno ci ha portato un MSX2 (NMS 8280) brandizzato Phonola, acquistato da poco al mercatino di Marzaglia e subito valorizzato in mostra.

I puritani dell’arcade perfect invece si sono potuti cimentare con la vera ed ineguagliabile console SNK NEO-GEO (AES), unico esemplare esposto in tutta la mostra, collegata ad un CRT dalle dimensioni generose.

I nostri amici

Postiamo un po’ di foto ed un po’ di ricordi a mo’ di roba buttata sul tavolo regali:
GiuSimo che senza dire niente, parte con la ripresa del suo video con un inconsapevole Luca e la sera stessa lo mette online:
https://youtu.be/UL9KDxctfZM?t=1346
Il “Dottore dei Mac” Alessandro che, la sera dopo Brusa, si rimette subito in sella e ripara un Mac Plus, dato per irrecuperabile, a Davis Quirico e lui incredulo gli lascia uno sticker con Alle che spiega a Steve Jobs come si aggiusta un Mac:

Mirco “Retrofixer” che viene da “in culo ai lupi” ma comunque è carico a molla e solare come non pochi, con a seguito moglie (santa donna), figli e anche i cani! Vestito da Kraftwerk, e in più porta anche un casino di roba bella.
Nico Avanzi su di giri che sprizza simpatia e arringa le folle con la sua sapienza, e poi ride meno quando gli tocca sparecchiare lo stand di RetroCampus col solito Gianluca Palladini, compagno di mille “sparecchiate”.
Andrea Matteucci, genio indiscusso delle riparazioni impossibili, che nell’uso della penna ottica, prende paga dalla bimba.
Stampante C= appoggiata sul tavolo regali e durata 5 secondi, tipo anziani ai buffet delle inaugurazioni.
Tutti spaesati perchè Luca non ha portato il suo Amiga 2000 con case trasparente.
Dario/Pellicus un coder / demoscene da paura tuttora attivo simpaticissimo che ci racconta aneddoti spaziali!
https://www.pouet.net/prod.php?which=96598
https://www.pouet.net/prod.php?which=98132
Il Cusani che intervista il Righi a tradimento: https://youtu.be/g6w4js7TE0s?t=536
I nerdoni che come dei bimbi timidi vogliono farsi la foto con la loro eroina Eleonora Sayaka
Matteo che si sacrifica e al ristorante ripete l’aneddoto della pizza (Enrico ci sei mancato) beccandosi due diti medi ed espulsione diretta!


Il pranzo con gli amici di ogni Brusaporto: Lo “zio” Tiziano, Camillo e Carlo Piacentini.

E infine la soddisfazione di incontrare persone dal vivo, che di solito sono solo nomi o volti nei social e nei forum, con molti purtroppo non si è nemmeno fatto in tempo a scambiare due battute, perché sembra che la giornata non finisca mai, ma arrivati a sera, ci si rende conto di aver fatto a malapena un giro!

Un po’ di video pubblicati da:
Luke74 Channel https://youtu.be/g6w4js7TE0s
LoAnMiLu https://www.youtube.com/watch?v=N_ycspZGlWI
The Lost C https://youtu.be/f-JsP_7u1xg
Lamer house https://youtu.be/cGVzlSPqxRQ?t=76 https://youtu.be/CMWH1JitNY0
Ezio Bagnis / TV Bergamo: https://www.facebook.com/eziobagnis/videos/832527515477193?idorvanity=178614995751
proteus075 https://youtu.be/0i0gYv1Qm6o
Il Commodorista https://youtu.be/5aiCbiD_LZo
Davide Mallus https://youtu.be/JBemRqAhgx4?t=119

Per altre foto e gallery fate riferimento alla pagina FB ufficiale di Brusaporto Retrocomputing

NB: se avete altri video di Brusaporto Retrocomputing 2024 mettete il link nei commenti e li riporterò volentieri in questa lista!!!

Brusaretro 2024 Gallery

Modena Nerd 2024 chiama, noi rispondiamo “Presenti!”

Cogliamo volentieri l’invito di RetroCampus, complice la vicinanza geografica, per partecipare a Modena Nerd tenutasi il 7 e l’8 settembre ’24 nei padiglioni di Modena Fiere . Infatti insieme a Marzaglia, possiamo definire Modena Nerd l’evento nel quale giochiamo più in casa.

L’obiettivo di RetroCampus, e di Archeologia Informatica in particolare, è quello di far conoscere cos’era l’informatica ai suoi albori, quando poi è entrata nelle case con gli home computer e come si è poi evoluta negli anni ’80 e ’90. L’idea quindi è stata quella di contribuire in questa missione, con qualche esempio di CPU 8 bit, quelle più popolari dell’epoca, tramite una scelta di home computer che sotto al cofano montavano i suddetti microprocessori.

Ecco qualche foto dei nostri computer

MOS 6502

Zilog Z80

Motorola 6809

Intel 8088

Infine gli “Off Topic”

Non poteva mancare l’A2000 con effetto vedo non vedo di Luca che come sempre suscita interesse e stupore e più l’Amiga A600 di Enrico, che ci ha raggiunti Domenica, trasformata in una vera e propria postazione da retrogaming

Siamo ai saluti

Inutile dire che associare la resa dei computer esposti solamente alle CPU che montano è limitante, perché agli occhi degli utenti un C128 con un derivato del MOS 6502 (0.95 MHz) appare molto “più bello” di un derivato (NEC V40) dell’8088 a 8MHz. Questo perché la qualità finale del computer (velocità, grafica, suoni, ergonomia) era dettata dall’insieme delle componenti hardware e software che componevano i computer, e non solo dalla CPU.

A parte queste considerazioni, che ci saremmo aspettati da qualcuno avvezzo a tematiche di retrocomputing, l’importante è che il “grande pubblico” abbia apprezzato l’esposizione e abbia trascorso un po’ di tempo provando su “real hardware” come era l’esperienza di utilizzo dei nostri amati retrocomputer.

Ci siamo certamente divertiti con gli altri compagni di stand, RetroCampus e tutti gli altri ospiti, e anche a sentire i racconti tutti uguali, ma allo stesso tempo tutti originali, delle persone che passando hanno scambiato qualche parola o intere ore con noi.

Vi lasciamo con altre foto dell’evento

Collezione Primavera-Estate 2024! Bologna Nerd, 10 anni di “caNolate” insieme ai CCR2, sudore e zanzare a Mandrio

Questo post “fiume in piena”, vuole raccogliere un po’ di foto dei Nerdoni e delle loro gesta nel periodo Primavera Estate 2024, per ricordare quanto eravamo grassottelli e bianchicci prima (ma anche dopo) della prova costume.

Bologna Nerd Show 2024

Come ormai tradizione, ospitati da Retro Campus nel loro “red square” abbiamo scherzosamente portato le nostre macchine giallo limone, in barba a tutti i praticanti del retrobright, ovvero la discussa pratica che consiste nello sbiancare le plastiche ingiallite con dei discutibili miscugli di sostanze chimiche.

Abbiamo trascorso un magnifico week-end con vecchi e nuovi amici, abbiamo riacceso i ricordi nella Gen X ed abbiamo mostrato come si faceva l’informatica e i videogiochi ai Millenial e alla Gen Z.

Le nostre macchine

Gli amici di Retro Campus

Abbiamo condiviso il nostro angolo con Mirco e Andrea di Retrofixer, e poi anche con tutti gli altri. Un po’ di foto:

And so on…

Un po’ di “facce da Bologna Nerd Show”, (in realtà per privacy più che altro i soggetti sono di spalle…)

Alla prossima!

10° mostra esposizione Canolo EXPO

Si è tenuta il 21 aprile 2024 in una tipica giornata primaverile alternata da pioggia e sole, la 10° mostra esposizione presso la polisportiva Canolese organizzata dal collettivo CCR2, attivissimo nelle zone di Reggio Emilia e dintorni con partecipazioni alle fiere e mercatini locali.

CCR2 esiste da più di 10 anni, unendo le reti di contatti ed amicizie di Piergiorgio e Monia, fondendo gli interessi per il vintage, il riuso ed il “retro”, che sia esso relativo all’ audio console o computer.

Oltre ad incontrarsi nelle varie occasioni locali, come Marzaglia o la fiera di Gonzaga, le esposizioni di Canolo presso la polisportiva “la Canolese” sono ormai ritenuti gli happening ufficiali dei militanti e dei simpatizzanti CCR2. Un ritrovo, di solito autunnale, è dedicato alla parte audio, branca importante e primordiale della sfera CCR2, mentre l’appuntamento primaverile è più generico e comprende anche console vintage e retrocomputer. Quest’anno si festeggiava la 10ma edizione della mostra esposizione di Canolo, mostra che è passata come tipologia, da mostra scambio, a mostra espositiva.

Proprio con lo stile di un happening o di un festival quest’anno si è deciso di dare carta bianca agli espositori, o meglio, agli amici che avevano voglia di portare qualcosa da mostrare.

Si è visto di tutto, c’era storia, design, originalità, creatività, pazzia, divertimento, ma soprattutto schietta autenticità, nel senso che ogni pezzo esposto trasudava sincera passione.

Ogni pezzo solleticava una parte di cervello riattivando i neuroni e rilasciando endorfine: in parole semplici pupille dilatate e sorriso perenne, e tutto questo restando nel legale!

Lasciamo che a parlare siano le immagini:

La giornata è trascorsa vorticosamente e credo che queste foto possano aiutare a fissare il ricordo della splendida giornata che è stata!

A Mandrio (RE) i FLEXUS + CCR2

Era un torrido luglio del 2024, ogni nuovo giorno batteva il record di caldo del giorno precedente. Con queste condizioni l’unica era rimanere in casa con una gradevole temperatura gestita dal condizionatore… e invece no! Eeeeeeeeeh VOLLEEVIII! Ti ho visto che vollllevi, guarda che faccia che c’hai, c’è da andare a Mandrio che suonano i Flexus e gli vogliamo fare compagnia!

Dovete sapere che il nostro amico Enrico oltre a nerdeggiare a livelli piuttosto alti, sa anche come si usano le bacchette, non quelle da sushi, ma quelle per suonare la batteria.

E’ così che durante il checksound, mentre i Nerdoni e i CCR2 montavano lo stand delle console, peraltro sudando sette camicie, dal palco arrivavano suoni midi di Super Mario sparati da vari KW misti a colpi di batteria!

Cala la sera, il tramonto colora di rosso il cielo, si accendono le luminarie del gnocco fritto e del pub, tra la folla qualcuno si agita vedendo passare Bonaccini, giunto per un comizio, non capendo veramente dov’erano le vere autorità (si scherza). Ciò che non cala è il caldo e le zanzare che solo birre ghiacciate e bagni di repellente possono placare.

Per cui non resta che darsi alle console e ai retrocomputer, cercando di strappare i joystick alle manine sudaticce dei bambini…

Della serie “Meglio tardi che mai”: una breve cronaca di Bologna Nerd Show 2023!

Come si deduce dal titolo, il nostro obiettivo per questo blog non è tanto di pubblicare contenuti di attualità, piuttosto di fare memoria dei bei momenti trascorsi tra di noi, nei nostri laboratori e specialmente degli eventi ai quali decidiamo di partecipare.

Questo post può servire anche da trait d’union tra la nostra ultima presenza a Brusaporto Retrocomputing 2023 e il prossimo Bologna Nerd Show 2024 che si terrà il 17 e 18 Febbraio 2024.

In questo modo rivivremo e condivideremo l’aria, anzi l’humus primordiale, che si respira a questo tipo di eventi “mainstream”, senza per forza dover dare a questo aggettivo inglese una connotazione negativa. Mainstream significa “di massa”, e l’universo Nerd è rappresentato in tutte le sue sfaccettature dagli eventi “Nerd Show”, “…Con” eccetera, diffusi in tutta Italia. D’altro canto servono strutture e organizzazioni che necessariamente devono oltrepassare l’organizzazione amatoriale di appassionati, come possono essere eventi più di nicchia, per poter accogliere appassionati di ogni genere “Nerdoso”, dai comics, al cosplay, ai lego, al modellismo e ai gadget, ai giochi da tavolo/GdR, fino ad arrivare al gaming ed infine al retro computing.

Non erano forse gli home computer e le console da TV pensati “for the masses, not for the classes”? Non c’è nulla di più “mainstream” di un Commodore 64, o non è così?!

Come gruppo ci piace pensare ad un tema diverso da portare ad ogni esposizione, una sorta di filo rosso che collega tra di loro i calcolatori esposti.

Allo scorso Nerd Show portammo una serie di pezzi, tutti monomarca Commodore, per ogni computer avevamo deciso di mostrare in parallelo l’evoluzione dello stesso gioco, che ora passiamo a mostrare tramite gallery fotografica.

Noterete un notevole passaggio dagli 8 bit ai 16. Il passaggio da C64 ad Amiga non fu solo legato ai bit indirizzabili, ma piuttosto ad un salto avanti epocale, un quantum leap 😉 dell’intero chipset. La famiglia 264 invece rispetto al C64 ha i colori superiori grazie al TED ed un audio scarsino a causa… del TED!

Ed ora passiamo ai giochi, giudicate voi!

ARKANOID

TETRIS

CHOPLIFTER

IMPOSSIBLE MISSION

BARBARIAN

BOMB JACK

COMMANDO

ED INFINE…

Le due giornate di esposizione sono trascorse rapide, in due giornate mi sono permesso mezzo giro per andare a pranzare e nient’altro! Peccato! Perché passando tra i padiglioni mi sono reso conto di quanto ci sia da vedere, e capisco perché sia un evento così frequentato! Vi salutiamo con un po’ di foto assortite dei nostri computer, dei visitatori che ci sono venuti a trovare.

Ringraziamo RetroCampus per averci accolti nel loro stand, a Carlo Santagostino per aver pensato a noi, ci siamo divertiti a scambiarci storie e aneddoti sui nostri beneamati computer marci, anche con Claudio (burlone), Antonio, Fabrizio, Davide e Roberto (e sicuramente dimentico qualcuno).

Ad ogni bambino che ha dedicato un po’ di tempo a giocare con una vecchia cariatide informatica, ad ogni papà che ha versato una lacrimuccia nostalgica spiegando al proprio pargolo che ai sui tempi…, ad ogni appassionato al quale abbiamo riacceso la fiamma del retrocomputing, a questi lasciamo un messaggio: arrivederci a Bologna Nerd Show 2024, quale sarà il tema quest’anno?

Brusaporto Retrocomputing 2023, l’invasione dei Nerdoni

Anche quest’anno il collettivo nerdone era presente a Brusaporto Retrocomputing 2023 come espositore con addirittura sei tavoli e 20 macchine!
Essendo l’espositore con più tavoli della manifestazione, abbiamo esagerato? Forse si, ma anche no… quando Daniele mi ha comunicato che poteva soddisfare tutte le nostre richieste di spazio mi sono domandato se saremmo riusciti ad essere all’altezza di così tanta fiducia.
Arrivati al momento della disposizione, abbiamo capito che lo spazio era appena sufficiente, e che tutte quelle macchine accese, reggevano la scena più che dignitosamente!
Mettetevi comodi, ecco cosa abbiamo mostrato agli appassionati giunti da ogni dove a BrusaRetro 2023!

AMIGA 2000 con BlueSCSI V2

Ormai l’Amiga 2000 di Luca è una superstar: seppur già esposta in più occasioni, suscita sempre molto interesse.
Stavolta è stata apprezzata da Luigi “The Lost C” su youtube (https://youtu.be/bupGWqg-KYY) ed è presente in diverse gallery di chi ha partecipato.
Quest’anno era equipaggiata con una BlueSCSI V2 appena sfornata dal nostro Alessandro. La novità del progetto BlueSCSI in questa seconda incarnazione, oltre alla sorprendente velocità, sta nella sua ottima compatibilità con architetture AMIGA e non solo: basti pensare alle SUN, alle SGI e a tutti i computer di fascia alta che usavano dischi meccanici SCSI 50 pin che oggi, più che mai, tendono a “morire” come mosche.
Questa interessante scheda era in bella mostra sotto ad un guscio in plexiglass che permetteva ai curiosi di vedere al suo interno l’A2000 pompata e di ammirare il transfer rate a quota 3.6 MB al secondo… mica bruscolini.
Nel frattempo, scorrevano vecchie pubblicità della Commodore anni 80, foto delle locandine di Brusaporto Retrocomputing, divertenti video di MVVblog / Luk74 Channel ed altri video musicali e non, alcuni dei quali addirittura a 30 fps in HAM, della serie: facciamo vedere di che pasta è fatta questa macchina!
Come già scritto, l’Amiga 2000 trova la sua massima bellezza nella scheda madre farcita di schede d’espansione che, ahinoi, sono normalmente imprigionate in un anonimo “cassone” metallico. Il lucente plexiglass ha finalmente dato la possibilità di svelare l’interno ai visitatori, che hanno apprezzato e fotografato: ad esempio, Davide Gatti “Survival Hacking” si è soffermato con Luca e, come ben sappiamo dai suoi video, adora sempre indagare com’è fatto e funziona tutto ciò che fa rima con elettronica.

Amiga 500 PiStorm con digitalizzatore Videon III

Per il nostro Andrea, poter utilizzare Lightwave, Sculpt Animate 4D, Imagine 2.0 con tempi di rendering decenti, giustifica il “compromesso” d’installare sulla propria A500 un PiStorm.
L’adottare il PiStorm su Amiga raccoglie pareri discordanti: infatti, c’è chi ama espandere le proprie macchine solo con schede dell’epoca ritenendo PiStorm un “barare”, c’è chi invece apprezza le novità e ama testarle.
Grazie a BrusaRetro abbiamo conosciuto appassionati che hanno fatto della grafica su Amiga una professione, sfociata poi su altre piattaforme.
Ed infine, quest’anno completava la postazione anche un digitalizzatore Videon III dell’epoca che acquisiva e digitalizzava su Amiga (riga per riga) l’immagine acquisita da una macchina fotografica reflex con uscita analogica.

AMIGA 1200 black edition & pimped

Sobrietà e stile per questa A1200 con case nero custom, keycaps di un CDTV e tanta potenza sotto al cofano: OS 3.9, 2Mb chip RAM, 128 Mb fast RAM, ROM Kickstart 3.1.4, Disco Compact flash da 32Gb, FlickerFixer Indivision MK3 + uscita VGA, Blizzard Phase 5 modello 1230 MK IV @50MHz + FPU.
E’ stato un piacere prestarci come beta tester per le demo dei videogame che sta sviluppando Fabrizio Radica!

Quadra 700 con Roland SC-50

Al giorno d’oggi la multimedialità è data per scontata, ma nel 1991 non era così, con le VGA, i floppy e gli hard disk da 40Mb. Sentire suonare un midi con un sequencer midi Roland SC-50 “come fossero strumenti veri”, è davvero stupefacente. Un esempio? Avete ascoltato il midi di DOOM con una Roland?
Il Quadra in esposizione era aggiornato con BlueSCSI v2 che conteneva un volume per il boot ed uno per i dati e le immagini dei programmi e giochi. La dimostrazione principale riguardava le avventure grafiche della Sierra che sfruttavano il general midi ed in particolare gli strumenti dì Roland SC-50 e SC-55.
Era collegata anche una Roland sc-88st pro con 16 tracce che erano utilizzate per ascoltare le musiche di Final Fantasy VII.

Macintosh SE/30 con BlueSCSI

La BlueSCSI ha la praticità di avere una schedina SD sulla quale c’è l’immagine del disco. Cambiare interi dischi diventa semplice come swappare una schedina di memoria o come copiarci sopra dei file. L’SE/30 era il più veloce ed espandibile della serie senza perdere la caratteristica di portabilità, grazie al monitor compatto a 9″. dotato di coprocessore matematico, poteva essere dotato di HDD, floppy superdrive da 3.5, porte ADB, seriale, SCSI esterno. Supportava la grafica a colori con monitor esterno.

I portatili degli anni 80

L’obiettivo era quello di mostrare in ordine cronologico l’evoluzione dei computer progettati per lavorare in mobilità. Si parla di mobilità perché negli 80 la corsa all’evoluzione ha visto nascere i trasportabili (detti luggable), i portatili (laptop), i palmari (handheld). Insomma, negli 80, come cantava Baglioni, “tra la California e il Giappone c’è chi inventerà il futuro” ed i computer esposti volevano mostrare proprio questo.
Partendo dall’Osborne, il primo trasportabile, fino ad arrivare al primo palmare IBM compatibile, l’Atari Portolio (PC Folio), abbiamo voluto mostrare le diverse filosofie di lavoro in mobilità.
Segue una carrellata degli esemplari che abbiamo esposto, quattordici in tutto.

Vectrex

Il Vectrex, grazie alla sua originalità, vanta un’elevata schiera di ammiratori, e così è stato anche a Brusaporto. Se ci aggiungiamo anche che continuano ad uscire giochi sviluppati dalla stessa comunità di appassionati, e che questi sono visibili su hardware originale solo in occasioni limitate come BrusaRetro, allora capiamo perché alla postazione c’era sempre qualcuno alle prese con questa splendida console.
Essendo un sistema compatto all-in-one, col suo display 9×11″, ha il primato di console “portabile”. Aveva degli “overlay” trasparenti decorati a tema per ogni gioco che fanno tutt’ora sbavare i collezionisti. Fu il primo sistema ad offrire una periferica 3D.

Ed ora un po’ di Brusaporto Retrocomputing 2023

Come sempre, saluti e ringraziamenti

Un grazie ed un saluto ad Enrico Sartori, “nerdone per un giorno”, per aver partecipato all’esposizione con le sue macchine. Un saluto a Camillo, a Carlo Piacentini che ci hanno omaggiati della loro presenza al ristorante dove, per la precisione, dopo accurato interrogatorio alla malcapitata cameriera da parte di Nevio, non fanno la pizza a pranzo, nemmeno una di straforo per lui, proprio no, anche se Nevio l’anno scorso sostiene che gliela fecero, e comunque, anche la pinsa romana è molto buona.
All’organizzazione di Brusasporto Retrocomputing, il comune, Daniele Lena, Manuel Manenti, Beppe Frigerio e tutta la banda che li ha aiutati e sostenuti.
A tutti gli amici ed espositori, Cristiano “Dr Slump” Rosandini, Fabrizio “Fabbroz” Radica, i dirimpettai di Retrocampus (Claudio Parmigiani, Francesco Sblendorio, Nico Avanzi, Giuliano Palladini, Carlo Santagostino, Roberto Tomaiuolo), Antonio Bonanno di Retròcity, quei matti di Gerundo Retrogaming, Davide Morgana, Paolo Borzini, Eleonora Sayaka Chialva, Alessandro “xadhoom” Bolgia, e tutti gli altri che non ho esplicitamente citato, dei quali abbiamo apprezzato ogni singola macchina esposta ma con i quali magari non siamo riusciti a scambiare due parole.
A chi ha partecipato, specialmente! Grazie per i racconti, anche semplicemente gli sguardi, i sorrisi.
Un arrivederci al prossimo anno da Alessandro, Andrea, Antonio, Demis, Enrico, Luca e Matteo

Un’avventura ti fa imparare (SFD 1001 quasi da zero)

Quello che proverò a raccontarvi non è la storia di una semplice riparazione, piuttosto sarà il resoconto di una vera e propria avventura. (Ancora una volta l’amico Matteo mi ha aiutato nell’edit generale di questo contributo).

Cosa c’entra l’avventura con i computer e con le tipiche attività da Nerd? In effetti c’entra relativamente poco, ma spero di aver acceso la vostra curiosità e di trattenervi nel leggere questa storia.
Enrico, un caro amico Nerdone, con il quale abbiamo accomodato e moddato diversi computer Commodore, un bel giorno mi telefona e mi chiede un parere circa un acquisto: si trattava di un Disk Drive SFD 1001, un’unità di memoria di massa IEEE488, che nel già nel 1982 era in grado di formattare un floppy standard in modo da poter salvare un MegaByte!!! di dati, si tratta di una unità relativamente rara, che rappresenta la versione single drive del più noto Commodore dual disk drive 8250LP.

Erano chiaramente unità ad uso professionale, ma già al tempo erano disponibili diverse interfacce per collegare questo drive anche al C64. Enrico mi dice che il drive gli interessa, troviamo disponibili su eBay scheda madre e case senza meccanica che avevano bisogno con ogni probabilità di lavoro.

Come accennato, il drive oggetto delle sue attenzioni era privo della parte meccanica, si trattava quindi di un case SFD1001 con alimentatore a 110V e di una scheda madre “moddata” con la modifica tipicamente nota come “8250MINI”, destinata ad un computer serie PET con disk drive duale integrato. Gli comunico la mia opinione sul fatto che si tratti di un’unità interessante, e che passo dopo passo, saremmo riusciti a trovare la componentistica per completarlo. Ottimisticamente gli rispondo in modo istintivo: “sarà una bella avventura”. Gli confermo che, secondo me, l’acquisto è da fare, garantendo la mia disponibilità ad aiutarlo, anche solo per la curiosità tecnica di mettere le mani dentro ad hardware così scarsamente diffuso.

Comincia quindi la ricerca dei pezzi mancanti, trovando in rete la disponibilità di un primo pezzo, ovvero un modulo “aftermarket” che sostituiva una scheda figlia utile a rimpiazzare un raro 6530 con un più comune 6532, necessario al funzionamento generale. Successivamente, finalmente in possesso della scheda madre, verificavamo che era stata massicciamente “cannibalizzata”: mancavano diversi diodi specifici, l’integrato di amplificazione di testina di R/W, una resistenza, inoltre un trimmer era praticamente “esploso”. Riassumendo, la scheda madre era messa veramente male, la cosa più semplice da sistemare erano i connettori di alimentazione e la conversione dell’alimentatore interno per funzionare a 220V.

Vista la strada in salita, serviva pianificare questa vera e propria avventura in passaggi successivi per non rimanerci in mezzo! La nostra strategia ricostruttiva era stata quella di fare ripartire il drive, usando una mia meccanica come metro di conferma del funzionamento completo della main. Mese dopo mese, dopo esserci scontrati con i problemi più disparati, ci siamo arrivati: avevamo la conferma che, con l’unità meccanica originale, il drive formattava e leggeva correttamente! Era giunto dunque il momento di cercare la meccanica da inserire nel drive, ma, come reperire una meccanica così rara senza svenarsi, o almeno spendendo il giusto? Con un po’ di superficialità e forte della memoria di aver visto meccaniche di disk drive per PC molto rassomiglianti a quella dell’SFD, ho proposto al mio amico Enrico di “moddare” una meccanica standard per PC.

Ripieghiamo ancora sulla vasta offerta di ebay e troviamo la prima unità che ci sembrava rassomigliante e, che, secondo noi, doveva essere compatibile: si trattava di una Shugart 455 che abbiamo “portato a casa”. Analizzata la scheda di bordo ed isolata la parte meccanica il nostro entusiasmo era veramente a palla, non ci sembrava vero di aver quasi finito, così iniziamo a predisporre la meccanica pc per farla funzionare sulla main SFD.

Studiando un po’ la situazione, sembra che quello che resta da fare sia “solo” allungare i cavi disponibili per portarli ai terminali giusti tipicamente presenti nei disk drive come ad esempio led write enable, servo motore, stepper di testina, led index, modulo di traccia 0 e il comune led frontale di attività. Il drive era predisposto per effettuare un set della velocità del servo affinché girasse alla velocità di 300RPM come effettivamente previsto per l’originale SFD, inoltre il servomotore di queste unità ha spesso i condensatori in perdita, così provvediamo a sostituirli. Enrico tramite un altro suo contatto, passa le quote di parti in plastica ormai “cotte” (quel processo di cristallizzazione che porta le plastiche originali a spezzarsi facilmente) per la loro replica in stampa 3D, un alberino che agisce con una camma tenendo il floppy verso il basso, che è direttamente posto sulla leva di chiusura del drive e che con gli anni si usura in modo irreversibile.
Colleghiamo finalmente la meccanica alla main e tramite il C64 impartiamo i comandi che ci sembrano più razionali per vedere il comportamento, ripieghiamo su un format, con il solito comando OPEN al canale 15 dei drive CBM, “n0:new,11”, e il drive comincia a formattare, la gioia è immensa: il drive risponde e la testina percorre con i suoi tempi tutta la superficie del floppy, rimanendo però ferma… Il drive non conclude la formattazione… ad ogni modo proviamo a leggere la directory del floppy, e con nostra sorpresa almeno abbiamo una directory, purtroppo non coerente con lo standard che è molto “pasticciata”. Ci sembra nel complesso un risultato pazzesco! Facciamo altre prove e cerchiamo di leggere dischetti formattati con questo standard, il drive legge perfettamente tutti i dischi, facciamo tutta una serie di prove e dal canto nostro l’avventura ci sembrava finita in quanto, considerando lo sfalsamento, imputiamo la colpa ad un disallineamento della testina, visti i pesanti rimaneggiamenti ed età generale dell’unità.

Chiediamo assistenza tecnica ad un amico di Enrico e dobbiamo spedirgli il drive per degli approfondimenti. Dopo qualche mese, purtroppo, ci dice che non riesce a capire il problema e il drive ritorna a casa mia.

Approfondiamo ulteriormente e ci rendiamo conto che il drive di cui abbiamo sfruttato la meccanica è un drive da 96TPI, mentre il drive nativo dell’SFD è da 100TPI, e ci rivolgiamo ancora ad eBay.

Il nuovo drive giunge a casa mia, si tratta di una unità PC “Panasonic 595H” in quanto le poche info in rete ci avevano confermato che è da 100TPI, meglio noto come “quad density” (QD). Per telefono aggiorno Enrico (infatti l’avventura è avvenuta tra Milano e Modena, a volte incontrandosi fisicamente, a volte confrontandosi a distanza). Comincio ad eseguire la modifica dei fili, rimuovendo la logica di bordo, seguo lo stesso modus operandi della modifica effettuata con la meccanica precedente, quando proprio sul più bello, mi accorgo che c’è un problema che mi fa scendere il morale dalle stelle alle stalle: il drive dispone di un motore stepper che presenta solo quattro fili contro i sei della meccanica originale (e di quella precedente)!

Il panico! Serve fare un bel respirone, mantenere la calma, e ritornare a studiare: ci documentiamo ancora e impariamo che esistono diversi tipi di motori stepper, unipolari e bipolari, Enrico, da Modena, viene a casa mia a Milano e si ragiona assieme, osservo che se il drive era pilotato dalla sua scheda con interfaccia per PC di bordo, la soluzione poteva essere trovata sopra a quella scheda! Enrico confida su di me e rientra verso Modena, io, mosso da un nuovo entusiasmo, ricavo il circuito integrato di controllo dello stepper e ne scarico il data sheet e me lo guardo. Mi rendo conto che posso realizzare un bridge che reinterpreta la sequenza degli step, tra le uscite di controllo logico dello stepper a bordo della scheda madre dell’SFD, iniettandoli corretti e adattati per motori bipolari nel chip oggetto della nostra indagine.

U11 74LS14

Mi rimetto al lavoro sul PC, con il soft Eagle, CAD per circuiti elettronici e PCB di cui ho comprato la licenza tanti anni fa, ed incomincio a disegnare lo schema necessario (per fortuna i segnali sono pochi) e graficamente tutto è più razionale e meno astratto. Studio con attenzione lo schema originale Commodore del disk drive SFD1001 e credo di riuscire ad intercettare dove inserirmi, così effettuo la realizzazione del bridge, usando uno zoccolino e dei fili volanti.
Faccio alcune prove, perché non so bene come interpretare i segnali, quello che so è che come in altri drive, la sequenza di step esce da una porta utilizzando due linee I/O di circuito tipo un MOS6522. In questo caso è lo stesso comportamento ma lo stepper ha l’esigenza di una specifica sequenza per muoversi in entrambe le direzioni siccome il motore stepper originale è di tipo unipolare a 6 fili. Controllo e trovo le linee SOA, SOB, MT /ON che si dirigono verso l’integrato 11E, che inverte i segnali… questa mi sembra essere la zona giusta.

Collego tutto ed accendo, impartisco i soliti comandi al C64, in modo da forzare il drive a muovere la testina. I segnali di base mi sembravano corretti, fintanto che mi rendo conto che è necessario portare anche un segnale di ENABLE, collego il terzo filo nell’unico punto che mi sembra razionale e ragionevole per il segnale MT/ON, e sento e vedo il motore che comincia a muoversi! Per prudenza non avevo attaccato la testina, per evitare guasti ad un componente così delicato a fronte di comportamento imprevisto del bridge. Controllo ancora, impartisco dei semplici LOAD, la testina si muove!

La meccanica di questo drive è costruita con una tecnologia simile a quella della meccanica originale, ma essendo questo drive più moderno risulta molto più veloce e silenzioso nello spostare la testina.

Spengo tutto, attacco il connettore della testina, e video registro con il cellulare, sono ottimista, riaccendo anche il C64 e premo il RETURN al comando “OPEN 1,8,15, “n0:test sfd,xx”, il drive si muove correttamente, il mio bridge funziona pilotando perfettamente il motore stepper, anche tutto il resto sembra corretto. Tutto sta procedendo bene ma bisogna aspettare la fine della formattazione per festeggiare… il drive è quasi alla fine del tempo necessario a formattare, e con mia sorpresa ed entusiasmo, il led di attività si spegne senza riportare errori!!! Urlo: “Ha formattato!! Enrico! Ha FORMATTATOOO!”

Passa qualche settimana e dopo la consegna del drive, purtroppo si presentano degli altri problemi! Recupero il drive da Modena, si ragiona assieme per quanto possibile, visti gli impegni di ciascuno e ancora una volta supponiamo problemi di varia natura alla testina, come disallineamento, o problemi di sovra-pilotaggio viste le impedenze al limite delle tolleranze previste. Riesco addirittura a trovare un disco “cosiddetto” marginato appositamente per i floppy da 100tpi, ormai rari come diamanti. Purtroppo le procedure di allineamento di un floppy a doppia faccia, vanno troppo oltre le nostre competenze, in più il service manual non riporta i test point per procedere e “cercare” il famoso “occhio del gatto” sull’oscilloscopio. Eravamo arenati, passano un bel po’ di mesi e una sera ho pensato che tanto valeva correre qualche rischio… eravamo fermi da troppo tempo e comunque con le mani legate, così ho disconnesso la testina dalla puleggia, e la ho cambiata con una recuperata da una terza unità nel frattempo scaramanticamente procurata, ovvero una Panasonic JU-455.

Ricollego tutto e infine faccio le solite prove: il drive ha formattato al primo colpo con una soddisfazione enorme! Una curiosità che porta ulteriore sorpresa e soddisfazione è stata quella di provare il perfomance test originale di questa unità e di scoprire che il drive con questo stepper è più veloce e silenzioso dell’originale. Analizzando il programma Basic del performance test, si evince che il codice analizza il tempo necessario per finire i test e, visto che il drive con questa modifica finisce un po’ prima, restituisce un errore che nulla ha a che fare con la conclusione positiva di ogni comando, infatti nessuna segnalazione è presente sul canale di errore e risulta in stato corretto anche la variabile ST, che è di sistema sul C64 per indicare condizioni di errore verso gli I/O.

Questa avventura oggi riassunta in questo “breve” articolo è durata circa tre anni, tra studio, comprensione e tempo per reperire i componenti di cui avevamo bisogno, ma ci siamo arrivati in fondo e l’avventura si è conclusa con la presentazione del drive a Brusaporto Retrocomputing 2022 con spiegazione dello schema ed esposizione “scarenata” dell’esemplare del drive.

Io ho provveduto a posizionare il bridge su una area vuota della scheda main SFD e predisposto i connettori stepper per bypassare il connettore originale, il bridge infatti è trasparente ed è ancora possibile connettere una unità originale, la main dell’ SFD dispone di posizioni DIL vuote, previste da Commodore durante la progettazione e sono l’ideale per questa modifica.

Spero di non avervi annoiato e che questa idea e l’avventura che ne è conseguita sia di ispirazione o che possa essere utile a chiunque abbia l’esigenza di sostituire una meccanica di questo tipo di drive, ma anche che possa essere di incoraggiamento per chi si trovasse di fronte ad un’impresa all’apparenza insuperabile: non datevi per vinti!

Bridge installato sulla pcb della main SFD 1001 i fili colorati vanno direttamente allo Stepper che è pilotato a 12V

DISK DRIVE A CONFORNTO E SCHEMA ELETTRICO DELLA MODIFICA BASATA SU IC HA13421

Canolo Game Mania Seventh Edition

Domenica 16 Aprile 2023 si è tenuto il Canolo Game Mania, ormai giunto alla settima edizione. Il bilancio in termini di partecipazione e di qualità è stato più che positivo, rilevando un aumento delle presenze, specialmente nella mattinata e confermando che la qualità nei pezzi esposti premia e lascia i visitatori soddisfatti.

Ringraziamo Monia che come organizzatrice ha orchestrato, dietro alle fila con discrezione, le forze e le disponibilità del collettivo CCR2, bilanciando le diverse anime del gruppo, quella creativa, quella ludica e quella nerd, ottenendo un mix che ha lasciato tutti soddisfatti.

Come Nerdoni abbiamo accolto volentieri l’invito di portare il nostro contributo a questo evento targato CCR2, collettivo con il quale siamo più che amici. Quando Vittorio ci apre le porte della Polisportiva Canolese ci sentiamo come in famiglia, complice anche il pranzo della domenica, apparecchiato nel campo da bocce!

Dopo i ringraziamenti d’obbligo e non per questo meno sentiti, sarete curiosi di sapere che cosa c’era in mostra… passiamo a vederlo!

L’angolo delle invenzioni

Il tema del Riuso creativo è molto sentito per cui quest’anno si è deciso di dedicare una parte di esposizione a questo argomento e i pezzi interessanti non sono mancati. Hanno suscitato molto interesse essendo pezzi unici realizzati e progettati per l’occasione.

I 40 anni del C64 in Italia

Ok, sappiamo già che qualcuno potrebbe dire che sono 41, ma non stiamo “a spaccà er capello”. Salvo smentite, il C64 venne presentato in Italia, spento sotto una teca, allo SMAU del 1982 e comparì negli scaffali nel marzo 1983 (fonte Wikipedia).

Da quel momento si susseguirono tante varianti , comunque tra loro tutte compatibili. Abbiamo voluto esporre una buona rappresentanza delle versioni più comuni in ordine cronologico.

Ma partiamo da quello che c’era prima di arrivare al C64:

Poi venne il C64 che sconvolse il mercato dell’home computer:

l’Angolo del Riparatore

Ogni anno non mancano le riparazioni al volo! Grazie ad Alle che ci ha portato un po’ di clinica mobile! Quest’anno abbiamo eseguito i seguenti interventi:

  • Monitor 1084S con porta DB9 completamente scassata, sotto lo sguardo vigile di Vito (grande riparatore di CRT) e Gianguido (il proprietario).
  • Amiga A501 salvata dalla terribile VARTA
  • Amiga 500 testata e funzionante, nonostante sembrasse caduta dal quinto piano.
  • Commodore 16 guasto. La diagnosi ha evidenziato problemi all’alimentatore, si spera sia solo quello
  • Apple Macintosh Plus della Monia tagliandato: upgrade RAM, diodo terminatore per futura installazione del bluescsi
  • Diagnosi di possibili problemi su diversi C64

LAN Party: fragga tu che fraggo anch’io

Un altro bellissimo esempio di come si possono riciclare e valorizzare pezzi di hardware ritenuti obsoleti l’ha avuta Diego.

Per chi non lo sapesse Quake è un videogioco sparatutto in prima persona, sviluppato dalla id Software e pubblicato nel 1996. Grazie alla sua reale tecnologia 3D e al gameplay veloce e frenetico, Quake ha rivoluzionato il mondo dei giochi FPS.

Inoltre, Quake ha introdotto molte novità nei LAN party. Grazie all’implementazione di un sistema di matchmaking online, i giocatori potevano sfidarsi anche a distanza, ampliando enormemente il network di partecipanti. Inoltre, Quake ha introdotto la possibilità di personalizzare i modelli di gioco e i personaggi, creando una vera e propria cultura di modding e skinning. Grazie a queste innovazioni, Quake si è rapidamente affermato come uno dei giochi più amati dal mondo dei videogiocatori e ha contribuito a definire un nuovo paradigma di multiplayer online.

Diego quindi ha preso dei portatili definiti datati e li ha configurati come postazioni da gioco collegati in rete per giocare a Quake, tutto rigorosamente a costo zero, ci ho giocato personalmente ed ho fraggato diversi ragazzini sedicenti giocatori di Fortnite, forse mi si è risvegliata la memoria muscolare del me sedicenne.

Amiga Corner anzi… Disc!

Abbiamo avuto il piacere di vedere il LaserDisc di Dragon’s Lair gestito da Amiga 2000, perfettamente giocabile con l’audio sparato a bomba e CRT gigante! Una postazione pimpatissima!

Inoltre su una poco appariscente A500 girava un motore di recentissima produzione. Il PiStorm è impressionante!

E infine, non meno importante

Segue una gallery di tutto il resto, avrei voluto intervistare tutti e chiedere un racconto della postazione che avevano pensato ma purtroppo il tempo è stato tiranno, la giornata è volata in un attimo, quindi godetevi la valanga di cose presenti:

Concludendo

La giornata è volata, ho parlato con tantissime persone che ci sono venuti a trovare e con tantissimi avrei voluto confrontarmi ma non ho fatto in tempo, e credo che sia stato così per tutti.

Oltre a Monia e Vittorio che ho già ringraziato un Hip Hip Urrà va anche alla cucina che ci ha sfamati magnificamente e al president Piergiorgio, che quatto quatto è sempre presente e vigila sui CCR2.

Vi lascio con qualche scena di vita di questa magnifica giornata:


SIETE TUTTI INVITATI A CANOLO GAME MANIA 2023

Anche quest’anno i Nerdoni saranno lieti di esporre a Canolo Game Mania, invitati dai “President” Piergiorgio e Monia, insieme a tutto il collettivo CCR2, col patrocinio della Polisportiva “La Canolese”.

L’esposizione Canolo Game Mania, giunta alla settima edizione è una perla di vera nerdaggine incastonata nel verde della pianura padana, trasuda retro-passione da tutti i pori, come la sugna che cola dai ciccioli quando sono sotto torchio.

Eccovi un’anteprima di che cosa ci sarà!

Buon 40° compleanno C64!

Quest’anno festeggeremo i 40 anni del Commodore 64, il computer che tutt’ora detiene il record come computer più venduto in assoluto, essendo stato prodotto per 11 anni.

Ha fatto il suo ingresso nelle case e nelle camerette di diversi bambini/adolescenti/ragazzi scatenando la passione per l’informatica ed il videogame. Riverdere esposti tutti i modelli (o quasi) insieme potrebbe scatenare un effetto nostalgia dalle conseguenze imprevedibili.

Lan Party di una volta

Un tavolo sarà a disposizione dei visitatori per giocare a Quake in lan party, come a fine ’90 quando si facevano le notti portandosi dietro CRT e tower a casa dell’amico con la tavernetta e lo switch linksys. Pronti a farvi headshootare?

Retrogaming

Ci sarà la possibilità di cimentarsi con giochi 80 e 90 in real hardware! Niente retropie o pandora, solo ferro utentico. Oltre ai grandi classici saranno presenti chicche da non dare per scontato. Laserdisc vi dice nulla? Vectrex? NeoGeo? PS1 cable link? Mecojoni?

Riuso

Non può mancare la R di CCR2, ovvero il Riuso. Uno dei principi filosofici dei CCR2 e di ridare dignità all’hardware obsoleto, trovandogli nuovi usi per non farlo finire nell’oblio o peggio ancora in discarica. Vedrete delle belle idee di riuso che Frankestein levati proprio!

L’angolo del piccolo riparatore

Come dei “retro-umarells” i CCR2 si alterneranno al banco di riparazione, tra multimetro, saldatore ed oscilloscopio per dire la loro sui pezzi di hardware da riparare. Riusciranno i nostri eroi?

Altro? Altro!

A parte che non ho mai capito perchè si dica “Altro” per NON volere altro, ma in Emilia va così… Io “Altro” lo voglio usare nel senso affermativo per dirvi che ci sarà ancora altro: action figures, installazioni artistiche, area scambio, effetti speciali, perchè noi siamo scienza e anche fantascienza. L'”Altro” più importante però sarete voi che vorrete partecipare, visitare la nostra esposizione annuale, conoscerci e scambiare due parole da veri appassionati!

Vi aspettiamo Domenica 16 aprile a Canolo(RE)!

Commodore 1901, SCART o non SCART? Questo è il dilemma! Storia di un restauro.

Il Commodore 1901 è uno dei monitor più interessanti nella galassia di modelli prodotti dalla gloriosa casa statunitense. Il 1901 infatti possiede tutte le interfacce RGB e chroma/luma necessarie ai nostri amati 8 e 16 bit, offre una qualità di immagine dai neri profondi con il suo tubo catodico di provenienza THOMSON, ed infine esteticamente ha linee gradevoli e minimali, delicatamente raccordate, che ricordano gli AppleColor.
Per queste ragioni, si può accoppiare, facendo “pendant”, ad un 64G passando dai 128 in tutte le sue varianti, fino ad arrivare anche alle sorellone a 16 bit Amiga.

Oltre a quanto detto sopra, il 1901 essendo progettato dalla francese THOMSON, nasconde al suo interno una particolarità, ovvero ha tutta la logica e l’elettronica per offrire un RGB analogico tramite SCART (per chi non lo sapesse, la SCART è uno standard europeo di origine francese). Questa peculiarità non è nemmeno tanto segreta, valutando che sul retro nella zona del pannello con tutte porte RGBi (DB9) e gli RCA per il chroma/luma fa capolino la sagoma di una porta SCART.
Attenzione però a non cadere nell’errore di acquistare un THOMSON CM36512 per Atari ST. I due monitor hanno lo stesso identico case e la stessa mainboard, ma quello marchiato THOMSON (sullo sportello frontale e sull’etichetta del retro) non possiede la daughterboard per la gestione del segnale RGB analogico, mentre quello marchiato Commodore, ha le potenzialità per aggiungere la SCART. Sono certo di questa affermazione, infatti avendoli visti entrambi con i miei occhi posso confermare che i due monitor pur avendo la stessa base di partenza, sono diversi. Le informazioni sul web sono errate, in certi post di reddit, riguardo all’aggiunta della SCART viene detto che i due monitor sono equivalenti, ma non è così.


Al mercatino di Marzaglia del settembre 2022, un esemplare di 1901 faceva bella mostra di se su un banco nella zona prato. Il sole era già vicino all’azimuth e nessun avventore aveva ancora sborsato la somma per trovargli un posto in un meglio ombreggiato bagagliaio… almeno fino a quando non è passato il nostro Enrico! Dopo una breve contrattazione con Tom, venditore conosciuto e grande appassionato di retrocosi, il monitor aveva trovato una nuova casa.

Per chi non conoscesse Enrico, detto Nevio, deve sapere che una sua caratteristica è quella di essere spiccatamente caparbio, peculiarità che proietta anche nel collezionismo e lo porta a raggiungere gli obiettivi che si pone, mobilitando tutte le risorse che sono necessarie.
Il suo obiettivo per questo 1901 era quello di farlo tornare come quando era uscito dalla fabbrica nel lontano autunno del 1985, ma specialmente, voleva la SCART!

La situazione che si presentava era quella di un monitor tutto sommato funzionante ma con tanti piccoli difettucci, che diventavano enormi magagne inaccettabili agli occhi del nostro “Nevio”. Andiamo a capire quali sono!

Pulsante di accensione in modalità stuzzicadente

chi non è di “primo pelo” conosce fin troppo bene il problema di quel particolare pulsante di accensione montato su tantissimi modelli dei nostri display C=, per cui si utilizzano i più svariati spessori (stuzzicadenti, plettri, monetine, foglietti piegati, ecc. ecc.) per mantenere in posizione ON il pulsante principale di accensione, impedendo al meccanismo di riposizionarsi su OFF.

Giallone che più giallone non si può

Le plastiche avevano perso l’elegante doppio colore grigio virando sgradevolmente verso il giallo. Sappiamo che esistono due scuole di pensiero sull’estetica, chi sostiene che devono rimanere così com’è per testimoniare l’età e il vissuto di 30/40 anni, chi sostiene che il retrobright se esiste, vada usato. Vedremo che si può percorrere anche la “terza via”.

Sportellino, questo sconosciuto

Lo sportellino non c’era proprio, e nell’economia dell’estetica, la presenza o la sua assenza gioca una parte fondamentale.

Muuuuuto

Il suono, se vogliamo trovare un difetto, è MONO, non suonava, neanche un gracchio, nemmeno un bump, era muto.

Gli elettrolitici

Qua i filosofi del restauro potrebbero dibattere per mesi. Recappare per prevenire guasti che prima o poi avverranno o lasciare così, siccome funziona e si riparerà dopo?
Il nostro Nevio è della scuola “finchè hai le mani in pasta, bisogna recappare come se non ci fosse un domani”. Per Nevio vale la massima: dopo che l’ho sistemato, non lo voglio più riaprire per altri 30 anni.

La SCART

Questo aspetto più che un difetto è una miglioria. Come già accennato, il 1901 possiede tutta la logica elettronica per maneggiare il segnale RGBi e per trasformarlo in RGB analogico tramite una sorta di daughter board saldata su uno slot della mainboard. La domanda che vorrei fare ai progettisti di questo monitor è la seguente: perché mettere tutta la componentistica, con conseguente aumento dei costi di produzione, per poi non saldare l’ultimo componente, ovvero la porta SCART femmina? Lettori, fateci sapere la vostra opinione dei commenti. Qualche spiegazione ho provato a darmela, ovvero la SCART è uno standard che interessava solo certi mercati, specie quello europeo, mentre negli altri paesi non si usava. Oppure si sono resi conto di uno shortage del componente scart femmina, molto particolare e fuori standard, più avanti capirete perché.

IL CANTIERE

Nevio da caparbio Project Manager, o Capo Cantiere che dir si voglia, ha appaltato i lavori ai nerdoni dotati di maggiori capacità manuali ed anche a “contoterzisti specializzati”. Queste fasi di recupero ve le dovete immaginare come la trasmissione “Affari a 4 ruote” (Wheeler dealers) che danno su DMax in cui Ed China è interpretato da Matte, mentre Mike Brewer è interpretato da Nevio, e poi i vari esperti che cambiano puntata per puntata. Tranne che alla fine il monitor non lo rivende, ma se lo tiene!

FASE 1 – LA SCART

Nevio ingaggia Matte con la seguente consegna: «Ho visto che un tale su internet ha messo la SCART sul 1901, sapevo che si poteva fare e il monitor l’ho preso anche per questo, se c’è riuscito lui, possiamo riuscirci anche noi nerdoni. Ecco un sacchetto di porte SCART femmina. Potresti metterla sul mio? Però ocio!»
Così Matte (il sottoscritto) apre il cassone, individua la parte dove saldare la porta e si rende conto che le porte fornite sono sbagliate, ovvero i contatti piegati a L dovrebbero piegare a 180° dall’altro lato. Inoltre per effettuare la saldatura bisogna dissaldare una piastra tenuta ancorata alla massa della mainboard con 6 enormi saldature e un mare di stagno.

Qualquadra non cosa! La porta SCART ha gli 11 contatti in basso mentre le 11 saldature fanno fatte in alto… mmm…


Dopo aver scandagliato eBay, aliexpress, RS components, Mouser e Farnell, di scart flippate di 180 non se ne trovano, al mondo non le fa più nessuno.
L’unica soluzione quindi è stata armarsi di pazienza e piegare i 21 singoli piedini dall’altra parte per poi fissarli con colla a caldo alla plastica del connettore, e così è stato, vedere la foto per credere.
Per dissaldare il piastrone di metallo è servita la cosiddetta “calma e gesso”. E anche una buona stazione dissaldante.
Una volta ottenuto lo spazio, saldare i 21 piedini del connettore SCART unico al mondo è stata una passeggiata.

Anche l’audio muto è stata una riparazione semplice, si trattava di uno dei due cavi che andavano allo speaker troncato di netto. Cosa stranissima. Con un punto di stagno ed un po’ di termorestringente la cosa si è risolta.

Restava lo sportellino mancante. Con somma fortuna su thingiverse un buon uomo aveva già pubblicato il modello 3d da stampare per sistemare la mancanza. Con la mia fida Artillery Genius ho giocato al mm per riuscire far stare in diagonale l’enorme sportellone frontale. Missione compiuta!

Al termine della fase 1 il risultato era quello di avere un monitor con sportellino stampato in 3d, un audio funzionante, ma specialmente una SCART in più sul retro!!!

FASE 2 – PREVENZIONE e PULIZIA

La seconda fase ha riguardato l’estetica e la prevenzione dei guasti.
Il monitor, dopo essere ritornato nelle mani del proprietario, ha visto uno smontaggio completo dello chassis di plastica dall’elettronica (scheda + tubo catodico). Sulle plastiche si è provato un pesante retrobright senza successo. Probabilmente il sole non spingeva a sufficienza la formula collaudata che in casi precedenti aveva dato successo.

Da questi tentativi si è scelta la terza via, ovvero la verniciatura. Il buon Nevio quindi ha radunato tutti i pezzi e prendendo come riferimento cromatico l’interno delle plastiche, le immagini sul web e certi forum dove si parlava di tinte colore, ha identificato i colori giusti (il monitor infatti è bi-color) e si è fiondato dal suo carrozziere di fiducia. Vi dirò che quando ho visto il lavoro finito dal vero non credevo ai miei occhi per quanto fosse venuto bene, una qualità e fedeltà all’originale sbalorditiva, inoltre così non scolorisce più!


Lo sportellino stampato in PLA nel 2023 era perfettamente armonizzato con le plastiche del 1985 ma mancava la scritta serigrafata “Commodore 1901” sul frontale, per cui Enrico, dopo aver contattato una tipografia del Modenese, aveva una decina di adesivi fondo trasparente, colore nero, della misura perfetta e del font perfetto rispetto all’originale.

Nel frattempo, specialmente per ottimizzare i tempi ma anche perché io (Matte) non sono molto a favore dei recap alla cdc, l’elettronica era sul banco di un vecchio esperto di CRT a Vignola per un recap completo ed una taratura dei colori e della geometria dell’immagine.

FASE 3 – LA RESA DEI CONTI

Sono seguiti il riassemblaggio e i test. Tutto era rinnovato e lucidato, ma era smontato sul tavolo della tavernetta di Nevio. Così una sera, dotati di guantini bianchi da assemblaggio, abbiamo letteralmente rimesso insieme i pezzi. Il risultato più soddisfacente è che tutti i pezzi hanno ritrovato il loro posto, fino all’ultima vite! Infine con un bel C128 ed un amiga 600 siamo passati al collaudo che ha dato esito positivo al primo colpo su tutte le porte. C’è stato qualche siparietto comico, come quando abbiamo acceso e non andava nulla, con conseguente attimo di panico, salvo poi accorgersi di non aver acceso l’interruttore della ciabatta multipresa.

FASE 4 – Saluti e fine tuning

Dopo la serata di collaudo, il monitor è stato spostato al suo posto nel Nevio’s lair. Dopo qualche sera arriva, sulla chat dei Nerdoni, il messaggio allarmato che documentava un comportamento anomalo sul segnale RGBi a 80 colonne del C128D. Sembrava che il segnale video diventasse stabile solo dopo aver “scaldato” i componenti. Da freddo invece serviva qualche minuto per ottenere un’immagine stabile. Dopo attento studio degli schemi elettrici e scambio di impressioni online emerge che bisognava agire su un trimmer PL02 malefico, sulla mainboard per fare tuning del vsync. la complessità era che la taratura andava fatta a monitor acceso sfilando la mainboard per raggiungere il PL02 abbastanza “infognato”. Nevio, armato di cacciavite isolato e di “calma e gesso”, facendo un enorme sforzo per uscire dalla propria comfort zone, procedeva ad agire sul trimmer risolvendo il problema di sincronia verticale. Seguirono grandi pacche sulle spalle e abbracci “virtuali” (siccome eravamo ognuno a casa propria!).

Se volete vedere altri grandi classici dell’informatica rimessi a posto dai Nerdoni, tornate a trovarci su Affari a 8 bit!

The Brusaporto Retrocomputing 2022 Chronicles

Narra la frase di presentazione del sito di BrusaRetro: “Brusaporto Retrocomputing, raduno per appassionati di storia informatica con libera esposizione di computer, console e videogiochi obsoleti”. Letta così suona come una frase generica e vuota, vissuta da dentro si rivela come uno dei ritrovi più divertenti ed interessanti, tra i migliori che capita di vivere in Italia.
Forse addirittura il migliore evento, se si valutano la qualità dei pezzi esposti ed il valore degli appassionati che lo frequentano.

Per degli appassionati come noi nerdoni, essere li tra tanti nostri simili, lontani dagli eventi “mainstream”, tipo “NomeCittaCheVuoi Nerd”, ci stampa il sorriso sulla faccia e ci fa strabuzzare gli occhi. Dentro al Salone Polifunzionale è un’esperienza sensoriale integrale, si respira autentica “puzza” di nerd, di monitor roventi, di rifa scoppiati, si odono suoni e musiche emessi da chip sonori, buzzer stonati e accenti da tutta Italia, si vedono cose che svegliano parti addormentate del cervello, e si mettono le mani, a volte chiedendo il permesso, su esemplari visti solo in foto.
Direte voi, manca il senso del gusto, e invece no! Ovviamente non si leccano gli angoli dei monitor, ma testimoni oculari narrano di avere visto banchi abusivi con l’eccellenza gastro-enologica Piemontese e non solo!

Come collettivo Nerdone.it, anche quest’anno per la terza volta abbiamo voluto partecipare ed esporre alcune macchine della nostra collezione. Le vicissitudini personali di ognuno quest’anno ci hanno costretti ad arrivare all’esposizione per un pelo con tutto pronto! La nostra esposizione quest’anno si sarebbe potuta intitolare “Pimped and Rare”. Passiamo a vedere cosa abbiamo portato!

Commodore 64 con REU 1764

Inizio col botto! O meglio con Sonic! Il biscottone lo conosciamo tutti, ma quella cosa bianca che esce da dietro? E quell’alimentatore maggiorato? Ed il demo disk originale? Beh quest’anno con il recente rilascio di Sonic per REU non potevamo non presentarlo. Quindi Demis ha scelto di presentarci la REU 1764. Occhi attenti l’hanno visto da metri di distanza! Una menzione d’onore alla ragazza che ha piantato le radici davanti a Sonic!

I Nerdoni, ma specialmente Sonic, sono la sua passione!

Amiga 2000 pimped

Facciamo un Amiga 500 ma più espandibile, dissero gli ingegneri Commodore, ma finirono la genialità tutta sulla motherboard e il design non era ancora pronto. Luca, ma vogliamo riempirli questi slot Zorro? E allora scheda acceleratrice GVP G-Force 68030/68882@50MHz con 32Mb di RAM e controller SCSI 4Mb/s + scheda grafica Village Tronic Picasso II 2Mb + flicker-fixer A2320. Infine GURU Rom, HD SCSI interno da 1Gb ed esterno da 9Gb, CD-ROM Plextor SCSI e Floppy HD.
Un Amiga da far impallidire i presentatori di Pimp My Amiga!

Amiga 500 PiStorm

Le soluzioni dell’epoca e moderne per velocizzare ed aggiornare gli A500 non finiscono di stupire. Per un disegnatore 3D come Andrea che da sedicenne ha mosso i suoi primi passi sul (o sulla) A500 con Imagine, i benchmark di PiStorm non l’hanno lasciato indifferente. In esposizione c’erano gli stessi modelli 3d che utilizzava all’epoca, i quali pompati da PiStorm impiegavano pochi minuti a renderizzare, rispetto alle 8 ore dell’epoca! Se volete saperne di più, Andrea ha scritto un articolo più dettagliato: https://www.nerdone.it/2022/09/20/pistorm/

Amiga 1000 + Sidecar pimped

Enrico ha una passione speciale per Amiga e Sensible Soccer, e quindi avendo aggiunto una A1000 alla sua collezione, voleva che l’esperienza di gioco fosse come dire… fluida, e allora perché non pompare all’inverosimile la vecchia Lorraine? E quindi: dual Kickstart 1.3/3.1 con Relocator, 1Mb di chipRAM, 8Mb di fastRAM, 68000@16MHz, Blizzard 500, A590 dentro al case sidecar con HDD SCSI+DVD slot-in+SCSI esterna. Ora Sensible Soccer non lagga 😉

Commodore SFD 1001 con meccanica modificata

Tempo fa Enrico recuperò un particolare drive SFD-1001 con meccanica KO, per cui ingaggiò il nostro Antonio per indagare se fosse possibile montare la meccanica di un disk drive MFM per PC. Penserete che Antonio sia un valido ingegnere elettronico, e che quindi i suoi studi possano averlo aiutato, ma in realtà Antonio fa il cuoco, ma è tanto tanto tanto fottutamente tenace e capace. E quindi rintuzzato e sostenuto da Enrico, dopo giorni di ricerche e prove è giunto al risultato. Meriterebbe una laurea honoris causa per il lavoro che ha fatto! In foto mentre mostra il suo lavoro a qualcuno che aveva “nasato” l’alto livello di nerdaggine che quel drive sprigionava…

CDTV con controller SCSI selfmade

Quando la comunità di appassionati di retrocomputer mondiale non si era ancora organizzata sul web, era molto complicato riuscire a trovare progetti “precotti” per i nostri beneamati, nel senso che github e i servizi di pcbway/jlcpcb erano li li per nascere, anche youtube era ancora spoglio di tanti contenuti. Insomma eravamo già in tanti molto probabilmente, ma non lo sapevamo. In questo contesto, al nostro chef Antonio, venne l’idea di creare un controller SCSI per CDTV, d’altro canto se c’era per amiga 500 perché non farlo per il “gemello da salotto”? Confrontando schemi di controller scsi con quelli dell’ A570, si accorse che i componenti in gioco erano sempre quelli, quindi individuato il pin out del CDTV, si mise al lavoro con carta e penna e schedine millefori. Dopo diverse prove e tentativi, con il timore di bruciare qualcosa… Eureka! Il Controller era fatto! Prodotto in tiratura limitata, è presente su 3 CDTV dei nerdoni.
Ora il suo progetto è confrontabile con altri presenti in rete, ma possiamo vantare la nostra personale “Nerdone edition”.

Olivetti PC1HD con modifica compact flash

Il progetto era in cantiere da quasi due anni, con tutti i componenti necessari appoggiati in una scatoletta pronti per essere montati, ma diverse vicissitudini tra cui un corposo recupero che aveva impegnato Matteo in altre attività, aveva fatto slittare questo lavoro. In sostanza il lavoro è consistito nell’applicare, con un po’ di licenze poetiche, il lavoro di ricerca di Simone Riminucci, poi trascritto in una guida ed ospitato dal sito Ti99iuc nella pagina TheOnePage dedicata al PC1.
La scelta è stata fatta perché qualsiasi tentativo di riportare in vita il Conner originale era risultato vano. Il progetto in termini pratici e semplicistici consiste nel modificare un flat 40 pin e nel catturare dei segnali dal chip etichettato come 2P20, infine sostituire il bios originale con il famosissimo bios XT-IDE.
Se non fosse stato per il lettore di compact flash che si è rivelato essere rotto, la modifica avrebbe funzionato al primo colpo!
Superato questo inghippo, immaginate la soddisfazione di Matteo nel vedersi riconosciuto il disco una volta lanciato fdisk.
La scelta è ricaduta su Compaq Dos 3.31 perchè occupa poca memoria e riesce a gestire le partizioni fino a 512MB, esattamente la dimensione della compact flash montata. Una dimensione spropositata in confronto ai dischi dell’epoca. Si fosse usato MS-DOS 3.3 si sarebbero dovute creare 16 partizioni oppure si sarebbe dovuto utilizzare un DOS più aggiornato con conseguente maggiore occupazione di memoria.
La giornata ha dato a Matteo la possibilità di conoscere Ciro Barile, entusiasta nell’avere visto la modifica realizzata e i ragazzi di RetroCampus Davide e Massimiliano, due mostri di sapienza del PC1 con tanti progetti nel cassetto che speriamo vedranno la luce.
L’esemplare esposto era equipaggiato con un interessante monitor a colori con una base specifica per il PC1, in modo da poterlo inserire nell’alloggiamento sottostante, dando quasi l’impressione di avere un compatto. Inoltre c’era collegato un floppy drive esterno da 5,25″, bello quanto inutile.

Amstrad PCW 8256

Definito il brutto anatroccolo da Stefano Paganini di Retrocampus, con il quale abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere, in effetti la definizione risulta appropriata, siccome questo modello di computer da ufficio, venduto tra il 1985 e il 1998, ha raggiunto il numero di 8 milioni di esemplari venduti (contando tutte evoluzioni della serie PCW). In Italia è meno consueto vederlo rispetto a mercati dove Amstrad era più radicata come USA o UK.

Era particolarmente apprezzato per il prezzo veramente economico e per la semplicità di utilizzo, equipaggiato con uno Z80 @3,4MHz e 256 o 512KB di RAM. Non aveva dischi fissi ma solamente uno o due floppy drive stranissimi da 3″. Ne consegue che a livello hardware aveva molto in comune con la serie CPC, ma con un taglio specifico per la produttività da ufficio, infatti non ha chip sonori e grafica a colori, ma vanta più memoria, un monitor fosfori verdi ad alta risoluzione, una stampante in bundle ed un vero e proprio sistema operativo CP/M Plus.
Ne consegue che molte software house hanno convertito il proprio codice per questa macchina, visto l’hardware abbastanza comune, non solo sw per la produttività aziendale ma anche giochi! Anche i creatori di SymbOS ( SYmbiosis Multitasking Based Operating System) ne hanno creato una distribuzione per questa piattaforma con risultati sbalorditivi. Detta tra parentesi, SymbOS meriterebbe un approfondimento a parte, ne parleremo in un altra occasione.
Per poter mostrare tutto questo software e considerata la penuria di floppy 3″, ho provveduto a montare un emulatore di floppy basato sull’hardware gotek e firmware FlashFloppy. La guida è consultabile dal blog di Fabrizio di Vittorio il quale poi si è mostrato disponibile nella fase di configurazione finale. Effettivamente, un brutto anatroccolo, diventato infine cigno.

Macintosh 128K Drexel University

Una vera chicca per i collezionisti, questa versione proveniente da oltreoceano, con questa D stampigliata sul frontale, ricorda la fornitura che Steve Jobs procurò alla Drexel University facendola diventare il primo istituto scolastico al mondo ad avere un Macintosh, il primo Macintosh, in aula d’informatica. Era il gennaio 1984, e gli studenti di ritorno dalla pausa invernale, trovarono una bella sorpresa!

Apple IIe Platinum con modem “luci e suoni”

Versione super lusso dell’ Apple II contiene tutti i miglioramenti e potenziamenti accumulati nell’evoluzione degli anni. Fu l’ultimo tipo di Apple II venduto fino a fine 1993! Vanta 128KB di RAM, un 65C02, caratteri più piccoli e 80 colonne integrate, una tastiera estesa presa dal Apple IIGS.
Collegato via seriale troviamo un modem che di vintage conserva solo l’aspetto, simpaticamente nominato “luci e suoni”, creato dal nostro amico Nicola Avanzi, che dentro monta un ESP32, un amplificatore audio ed un adattatore RS232, in grado di pilotare i led sul frontale del modem e di generare il suono rassicurante dell’handshake dei modem analogici, senza rinunciare alla comodità del wi-fi per poter navigare ad esempio… la BBS di RetroCampus!

Apple IIGS Woz Limited Edition

Si può definire l’evoluzione della piattaforma Apple II da cui eredita il nome, per il passaggio ad un processore a 16 bit (65C816) e una grafica e sonoro di qualità superiore, infatti GS sta per Graphics and Sound.
L’ Apple II GS esposto era in versione Woz Limited Edition, vera chicca dei collezionisti, serie limitata ai primi 50000 esemplari prodotti in onore del papà dell’Apple II (e I), Steve Wozniak detto appunto Woz

Apple III

Macchina molto interessante, specialmente dal punto di vista storico, il suo nome infatti viene associato al primo buco nell’acqua commerciale di Apple, vuoi perché non ci lavorò un genio come Woz, bensì un team di normali ingegneri? Questo forse è ciò che pensano i fan dello Steve con la W. La verità è che per mantenere l’elettronica fanless (si dice che Steve Jobs avesse questa fissazione), i componenti interni essendo sottoposti a troppo stress termico, si danneggiassero, quindi furono richiamate 14000 schede madri per essere sistemate con dissipatori più efficienti… il primo reballing di massa! Questo fece calare sul povero Apple III un alone di inaffidabilità, che portava anche le aziende a preferire l’home computer Apple II alla sua evoluzione aziendale. Lo sfortunato III della serie finì di essere prodotto nell’aprile 1984, dopo soli due anni mezzo dal lancio.


Il tempo paradossalmente si ferma e scorre velocissimo allo stesso modo, accelera e frena senza avvertire. Si vorrebbe parlare con tutti, si vorrebbe spiegare a tutti ciò che che si espone, chiedere di ogni cosa esposta, sapere la storia delle persone e delle macchine esposte, siccome un cartello è poco per dire tutto ciò che c’è dietro.

Aspettando il prossimo Brusaporto Retrocomputing 2023, lustriamo le nostre macchine e prepariamo qualcosa di interessante (speriamo) anche per il prossimo anno!


E poi tutti gli altri

Per tutti gli altri ci sarebbe da fare una serie a puntate con tanto di interviste, ogni banco meritava un approfondimento e quattro chiacchiere con gli espositori. Ci limitiamo a pubblicare un po’ di foto scattate da noi, che si vanno ad aggiungere a tutte quelle che stanno impazzando sui gruppi di retrocomputing ed affini.

Pagina successiva »